giovedì 22 aprile 2010

Nessuno è indispensabile

Nessuno è indispensabile.

Questo mi era stato detto dopo esser stata mandata in ferie a tempo indeterminato qualche anno fa.
Da quel giorno continuo a ripetermelo per andare avanti.
Ed ecco che succede di nuovo: ancora una volta "scopro" di non essere indispensabile.
Ma allora perché desidero esserlo con così tanta testardaggine?
Forse l'errore sta proprio qui.

Quando poi si pone al primo posto il dio denaro non si ha scampo.

Una volta iniziata la lotta per difendere la propria categoria deve essere portata avanti il più possibile, altrimenti non si raggiunge niente.

Quando vi chiedono di pagare per lavorare si tratta di una truffa!

martedì 20 aprile 2010

Non si smette mai di imparare...

Credevo che oggi sarebbe stata una mattinata tranquilla, avevo già pianificato tutto mantenendomi libera una mezza giornata per eventuali problemi da risolvere o semplicemente per il sano cazzeggio.
Mai cosa più sbagliata.
Vabbè avevo effettivamente un piccolo "pain in the ass" da risolvere relativo alla fatturazione (una roba simpatica insomma) che però in realtà era stato praticamente risolto ieri sera.
E invece no!
Quando ho aperto la posta stamattina: eccola!
Sapevo che non sarebbe dovuta essere lì se non per motivi importanti e non per una semplice conferma: e quindi dopo una lunga conversazione virtuale finalmente si è arrivati al bandolo della matassa e io forse ho imparato nuove cose, dico forse perché non c'è mai limite agli errori che si possono commettere in queste cose e se sbagli risistemare tutto è un autentico rompimento di scatole!

Ma perché mai non ho fatto un corso di contabilità prima?
Avrei risparmiato tempo e mal di spalle (eh sì, io incanalo tutto sulle spalle! Una volta mi si era bloccato il collo e non riuscivo a stare seduta, coricata e neppure appesa. Tutto perché ero preoccupata!).



venerdì 16 aprile 2010

lunedì 12 aprile 2010

Se il nostro racconto non è verosimile oggi, può esserlo domani...

Qualche anno fa in una bancarella, credo... non sono più tanto sicura, ho acquistato un libro di Jules Verne "Il castello dei Carpazi". Ho sempre iniziato i suoi libri e li ho sempre abbandonati, anche se le storie intrigano. Pur sapendo questo l'ho preso e dopo tanti anni (forse 3, forse 4) ho deciso che era giunta l'ora di leggerlo.
Ambientato in un paesino sui Carpazi, Transilvania, dove non passerei neanche per sbaglio o forse sì (è accattivante quanto inquietante) e tra le superstizioni popolari il castello si erge minaccioso e quasi inarrivabile... quasi.
Ma Verne non lascia molto spazio alle superstizioni e indaga sempre la parte scientifica. Considerando che è uno scrittore della seconda metà dell'800 è proiettato al futuro con i suoi "romanzi scientifici".

Dopo mesi l'ho finito: e qui dovrebbe partire una Ola gigantesca tipo Tzunami!
Valutazione.
Pesante da leggere perché ricco di particolari paesaggistici e geografici ma anche per il linguaggio dell'800.
Storia interessante. Probabilmente l'ho finito per la curiosità di sapere che cosa si celava nel castello...







E ora giriamo pagina

mercoledì 7 aprile 2010

Vorrei essere Maciste...

Cantava così Bersani in "L'Aldiquà".

Mi è venuto in mente non solo perché si avvicina il suo concerto, ma perché ho saputo oggi che una signora anziana vicina di casa è mancata a febbraio.
A febbraio!

La signora aveva "adottato" con il marito un ragazzo il quale però non ricambiava l'affetto che queste due persone gli regalavano. Solo una parola potrebbe vagamente descriverlo: approfittatore.
Fatto sta che la scorsa estate mi è capitato di tenerle compagnia più di una volta.

Purtroppo la sua testa non era proprio a posto, però chiacchierare con lei era come tornare indietro nel tempo, in una storia ormai passata e dimenticata ma viva nella sua memoria, per quanto possibile.
Un tesoro che l'approfittatore parassita non ha saputo né voluto apprezzare.

E ora mi trovo a scrivere di una vecchina combattiva ma sola e abbandonata, che sicuramente ha smesso di soffrire la mancaza di affetto che quel "figlio" non biologico non ha voluto regalarle.

Troppo poco sono durate le nostre chiacchierate.
E pensare che sarebbe bastato un piccolo sforzo in più...